Chivasso, Casa della Legalità

Corso Galileo Ferraris 
122, 
Chivasso, 
Torino

Storia del Bene

Il bene era intestato a S.I. Secondo la ricostruzione della situazione patrimoniale e lavorativa effettuata da parte del Tribunale di Torino si scoprì che il proposto, a partire dal 1985, non presentò più la dichiarazione dei redditi e quindi si ritenne che fino al 1996 non avesse più percepito redditi soggetti ad imposizione fiscale diretta. Dalle dichiarazioni depositate da I., dalla convivente e dal suocero risultò che nel periodo tra il 1970 e il 1999 questi svolse diverse attività lavorative in modo discontinuo e senza mai dedicarsi ad una in particolare.

La polizia effettuò due perquisizioni nella sua abitazione di Chivasso: la prima nel 1993 in seguito al suo arresto perché trovato in possesso di una rilevante somma di denaro non giustificata; la seconda nel 1996, dopo l’arresto per tentata estorsione ed usura. Nel corso delle perquisizioni furono trovati numerosi assegni, cambiali, gioielli, pelli di visone, quadri d’autore, oltre che “contratti di compravendita di terreni in Torrazza Piemonte” e “un revolver 38 special con matricola abrasa e relative cartucce”.

Il proposto dichiarò di aver prestato denaro a molte persone e cercando di smentire l’ipotesi del Tribunale di Torino che le consistenti somme di denaro da lui possedute fossero il ricavato dell’attività usuraia. Aggiunse che molto spesso le persone che ricevevano prestiti da lui non provvedevano a restituire i soldi e che il più delle volte applicava tassi legali.

Disse di aver iniziato quest’attività di “presta soldi” nel 1988 quando dopo aver perso al Casinò di Saint Vincent £20.000.000 decise di recuperarli “cambiando assegni ad altri giocatori”. Successivamente incrementò questo tipo di affari prestando denaro a persone che per avviare la loro attività lavorativa accettavano di restituire la somma prestata aggiungendo una percentuale sui profitti di circa 7–10% al mese.

Nonostante le sue deposizioni gli inquirenti accertarono che nel periodo tra il 1988 e il 1993 molti dei prestiti concessi dal proposto “avevano natura usuraia”. Infatti durante le perquisizioni furono trovati assegni di importo considerevole emessi da persone precedentemente identificate dal Tribunale come vittime di usura.

Attraverso numerose dichiarazioni raccolte, gli inquirenti scoprirono che il giro d’affari del proposto era diventato talmente considerevole da impegnarlo molto di più rispetto alle attività lecite da lui dichiarate e che spesso ricorreva alla violenza per convincere i suoi debitori a pagarlo. Solo la certezza di un altro guadagno poté spiegare la sua scelta di continuare a dedicarsi a quest’attività anche dopo che nel 1995 il Tribunale di Torino lo condannò alla pena di 5 anni e 5 mesi di reclusione e alla pena pecuniaria di £ 22.000.000.

Infatti, nel 1996 venne nuovamente arrestato perché colto in flagranza di reato per tentata estorsione, in concorso col fratello, poi venne sottoposto a fermo di Polizia in quanto gravemente indiziato di tentata estorsione, usura e lesioni. Dalle dichiarazioni raccolte, sono da sottolineare quelle di due titolari di una birreria che pur non avendo mai ricevuto alcun prestito, vennero obbligati dal prevenuto al pagamento sistematico, ogni mese, di somme consistenti di denaro, per il debito contratto da altri.

Nel 1997, anno in cui il Questore di Torino ha proposto l’applicazione della misura di prevenzione a carico dell’indagato, non esistevano elementi che comprovassero un qualsiasi cambiamento nel comportamento dello stesso, che continuava a non essere stabilmente impiegato in un’attività lecita. L’insistenza con la quale questi continuò a dedicarsi all’attività di usura, nonostante pendessero su di lui diversi procedimenti penali, ha portato le Autorità a considerarlo persona socialmente pericolosa e a ritenere opportuna l’applicazione della misura di sorveglianza speciale per la durata di 4 anni oltre che l’obbligo di soggiorno nel comune di residenza, nella convinzione che questo potesse limitarlo nello svolgimento dell’attività di usura ed estorsione.

Nel 1999 il Tribunale di Torino ordinò la confisca dei beni, divenuta definitiva nel 2000.

Tipologia e descrizione

Cinque particelle catastali, di cui tre terreni e due unità immobiliari per uso di abitazione e assimilabile.

La villetta unifamiliare è composta al piano terreno di due vani, una lavanderia, una centrale termica, un piccolo servizio. Al primo piano una cucina, un soggiorno, due camere e servizi, per una superficie lorda virtualizzata di mq 243,20. Il locale annesso è un’autorimessa.

Uno dei terreni è compreso nella villa e considerato di sua pertinenza mentre gli altri due sono adiacenti e hanno potenzialità edificatoria.

Riutilizzo

Nel 2008 il bene è stato destinato congiuntamente al Comune di Chivasso per finalità istituzionali e sociali e al Corpo Forestale dello Stato. Nel 2010 il Comune ha rinunciato in via definitiva al bene che è stato trasferito in via esclusiva al corpo forestale dello stato ma, nel 2014, il Corpo forestale ha restituito il bene al comune.

Dopo diversi anni di mancato utilizzo per carenza di fondi il Comune di Chivasso ha firmato una convenzione quinquennale con il Ministero degli Interni, attraverso la Prefettura di Torino, per l’utilizzo della struttura come Centro di Accoglienza Straordinaria (CAS) per profughi e richiedenti asilo. Il bene è stato ristrutturato a spese del Ministero degli Interni.

A settembre 2016 la struttura è stata aperta e la gestione è stata affidata alla cooperativa eporediese Mary Poppins che gestisce anche il progetto SPRAR – Sistema di Protezione Richiedenti Asilo e Rifugiati della Città di Chivasso. I migranti ospitati nel bene sono una dozzina e provengono dal Gambia, dal Senegal, dalla Guinea e dal Mali.